Riflessioni sparse

Sì, bloggare…

La tartaruga
da allora in poi lascia
che a correre pensiamo solo noi
perché quel giorno poco più in là
andando piano lei trovò
la felicità
un bosco di carote
un mare di gelato
che lei correndo troppo
non aveva mai notato
e un biondo tartarugo corazzato
che ha sposato un mese fa!


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Ogni tanto è utile rallentare, staccare, guardare da lontano quello che si fa ogni giorno, perché succede quello che è successo alla tartaruga della canzone, si scoprono cose nuove, che troppo impegnati a correre per la nostra strada c’erano sfuggite.
Quello che ho notato io in questi giorni, è che l’organizzazione rigida in rubriche non fa più per me. La trovo troppo limitante, eccessivamente impegnativa e spesso, un inutile spreco di tempo. Non che all’inizio non avesse una sua utilità, mi ha aiutato a trovare il ritmo di un post al giorno: i numeri sono chiari, nel 2014 ho pubblicato 28 post, nel 2015 ne ho pubblicati 38, quest’anno, a oggi, 246. Il tutto però ha funzionato fino a quando è stato un piacere e non un peso, fino a quando quello che scrivo e pubblico ha un qualche valore e non viene scritto e pubblicato perché mi sono imposta di scrivere ogni giorno o perché devo a tutti i costi scrivere un post per la rubrica del giovedì, anche se non ho nulla da dire, quando ho in mente ben tre post per quella del martedì. Dopo dieci mesi ormai so benissimo di cosa parla il mio blog: lingue e terminologia, della mia vita da freelance e di food in genere. Niente di più, niente di meno.
Il mio lettore ideale è chiunque sia interessato a una, più di una o tutte questa cose.
Perché tediare chi mi legge con un post che non leggerei nemmeno io, o che non mi ha dato alcuna soddisfazione scrivere ed è stato pubblicato giusto perché devo assolutamente pubblicare ogni giorno qualcosa e secondo una cadenza prestabilita.
La più grande soddisfazione di questa settimana di silenzio è stato il fatto che non solo non ho perso nemmeno un lettore, ma ne ho acquisiti ben due. Per chi ha migliaia di lettori, due in più probabilmente sono una sciocchezza, per me che ne ho un poco pù di 200, due sono tantissimi, e sono preziosi, perché dovrei ripagare la loro attenzione, o quella degli altri, con post scadenti e di basso livello?
Mi sono resa conto che, oltre alle rubriche fisse, mi sono imposta altri limiti che non hanno più molto senso:
1) scrivere solo di termini in inglese: certo è la mia lingua di lavoro, ma conosco anche il tedesco, sto studiando lo spagnolo (ma non diciamolo troppo forte), conosco molte cucine oltre a quella inglese, alcune molto più della cucina americana, quindi perché imporsi un limite così tassativo;
2) scrivere solo degli argomenti previsti dalle rubriche: non ho certo intenzione di fare voli pindarici o di iniziare a parlare di argomenti che non c’entrano nulla, ma ci sono argomenti interessanti che non rientrano in nessuna rubrica e che meritano di essere approfonditi, ad esempio temi più tecnici relativi al settore alimentare o temi legati al settore del turismo.
Mi piace andare a rileggere i vecchi post, vedere come nel tempo ho imparato a usare le immagini, a organizzare il testo e anche se sono consapevole che la strada è ancora lunga e che come in molti settori non si finisce mai di imparare, penso di poter dire che la differenza tra i primi post e questi ultimi sia abissale. Quindi, per prima, sono curiosa di vedere come cambierà il blog, che forma prenderà adesso che non è più vincolato alle rubriche. Non aspettatevi grandi rivoluzioni, semplicemente potrà succedere che una settimana vi troverete due post che parlano di cucina inglese, anziché uno solo o che vi proponga tre termini al posto di uno. Rimarrà invariata la rubrica del sabato, 100% italiano, una selezione di articoli su libri, traduzione e food in italiano usciti in settimana, semplicemente perché penso che la sua collocazione naturale sia quella.
Sono anche curiosa di sapere se la nuova organizzazione piace a chi mi legge, quindi ogni commento, critica o consiglio è ampiamente benvenuto.


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Quando si guarda l’immagine di un paesaggio innevato molti pensano solo al freddo, vedono la neve che ricopre tutto e si sentono gelare; io sento il silenzio, i rumori attutiti dalla neve, l’aria frizzante, tanto sottile che se respiri troppo forte ti fa bruciare il naso, la pelle delle guance che si arrossa a inizia a tirare: è la mia versione personale di paradiso; non penso di scrivere post rivoluzionari o di svelare segreti di alcunché, ma mi piace l’idea di riuscire a farvi leggere un punto di vista diverso, un modo differente di vedere alcuni argomenti, di farvi sentire che nel paesaggio innevato non c’è solo il freddo, c’è anche il silenzio, o che comunque il freddo ha un suo perché oppure, perché no, scoprire che non sono l’unica a sentire il silenzio e ad amare il freddo.

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2 pensieri su “Sì, bloggare…”

  1. Devo dire la verità, anch’io ad un certo punto ‘ho percepito’ il tuo post al giorno un po’ come fosse una forzatura… probabilmente lo era diventato per te, e dunque traspariva anche durante la lettura… ecco io approvo lo scrivere ‘a braccio’ per piacere, perché si a voglia di farlo… perché è terapeutico e fa bene sia a chi scrive che a chi legge…
    Per quel che mi riguarda ho sempre apprezzato i tuoi post: sempre molto ben curati, dettagliati, e raccontano di te in definitiva: la tua professionalità, il tuo modo di lavorare…
    Apprezzo molto anche queste tue pause riflessive, questo tuo rendere partecipe chi ti legge, dimostrano quanto tu sia vera e poco costruita… probabilmente è anche per questo che ‘un post al giorno’, ti stava un po’ stretto… Un abbraccio! ^_^

    "Mi piace"

    1. La “storia” del post al giorno è nata un po’ come sfida: chissà se riuscirò a scrivere tutti i giorni? La risposta è sì, posso farlo. La domanda che è nata adesso è: ne vale davvero la pena? Mi sono risposta: no, se non ho niente di davvero interessante da scrivere. Credo davvero che il nostro primo lettore siamo noi, se non ci piace quello che scriviamo, penso sia impossibile che piaccia ad altri. In fondo è un po’ come cucinare, si cucina per gli altri, ma noi siamo i primi ad assaggiare e giudicare la riuscita del piatto. 😉

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