Nonostante il tempo novembrino e la pioggia, ieri sono stata colta un po’ alla sprovvista nel constatare che la scuola è quasi finita. Con molte delle mie classi questa settimana avrò le ultime ore di lezione, ho una montagna di valutazioni finali da consegnare ed è già tempo di programmare lezioni e corsi del prossimo anno.
A sottolineare che ormai ci siamo, le vacanze sono proprio dietro l’angolo, ieri è arrivata anche la conferma della prenotazione della settimana al mare.
Quest’anno ho ben due classi che sosterranno gli esami; insegnando in un ente di formazione professionale non sono esami di maturità, ma sono comunque esami decisivi per i ragazzi che otterranno la qualifica o il diploma professionale.
Guardo questi ragazzi, a malapena maggiorenni, con un misto di invidia e preoccupazione. Invidia perché sembrano pronti a conquistare il mondo e perché non credo di aver mai avuto la loro sicurezza, la certezza che tutto andrà bene. Sanno già quello che faranno, il loro è stato un percorso duro, a volte accidentato, ma quelli che arrivano alla fine hanno già le idee chiare sul loro futuro lavorativo.
Preoccupazione perché so che in buona parte la loro sicurezza deriva da una bella dose di incoscienza, perché nonostante i tre anni di tirocinio in azienda, il mondo del lavoro l’hanno visto in modo protetto, tramite il filtro della scuola, che ha vegliato su tutto il loro percorso.
Su tutto la domanda che mi faccio è: ma li prepariamo davvero al mondo del lavoro? Perché spesso ho l’impressione che ci limitiamo a prepararli per gli esami e decisamente non è la stessa cosa.
La cosa che più mi dispiace è che vivano gli esami come una liberazione dallo studio, che vedano l’attestato o il diploma come il punto d’arrivo, che lo vivano con l’idea che hanno finito di studiare e questo credo sia il nostro fallimento peggiore: non essere riusciti a insegnargli l’amore per la conoscenza, la bellezza e l’utilità di imparare sempre cose nuove.
Quest’anno mio figlio ha iniziato la scuola primaria. Il primo giorno di scuola a noi genitori hanno consegnato un breve questionario conoscitivo e l’ultima domanda ci chiedeva quali fossero le nostre aspettative rispetto al ciclo scolastico che iniziavano i nostri figli.
La mia risposta è stata che speravo che a scuola mio figlio imparasse l’amore per lo studio e per la conoscenza, non solo nozioni. Una bella responsabilità per le sue maestre.