Justus von Liebig è stato un chimico tedesco che, nonostante le numerose scoperte e i grandissimi contributi in settori come l’agricoltura, la chimica e l’agronomia, ha legato indissolubilmente il suo nome al dado per il brodo.
Leggendo la sua storia personale ne emerge il ritratto del tipico scienziato tanto geniale quanto pazzo: appassionato di chimica sin da piccolo, faceva esperimenti, non senza incidenti, nel retro della drogheria del padre. L’esperienza con vernici, colori, lacche e petardi gli insegna le prime nozioni di chimica. Espulso dal liceo classico (Gymnasium) per aver fatto esplodere una bomba casalinga, prosegue gli studi per lo più da autodidatta. Ottenuta l’ammissione all’università si laurea a soli 19 anni.
Il suo genio non passa inosservato né in ambito accademico, né presso il granduca d’Assia che gli procura prima una borsa di studio biennale per la Sorbona e alcuni anni più tardi lo nomina Freiherr (barone).
Tornato in Assia, a Gieβen, ottiene una cattedra e guida il suo laboratorio per quasi trent’anni dove si formano i massimi studiosi di chimica del periodo.
Fra i tantissimi studi di chimica e agronomia, il suo contributo più importante è stata la scoperta che le piante ricavano il fosforo dal terreno cosa che ha permesso la nascita dei primi concimi.
Nel corso del XIX secolo in Europa la carne era un alimento raro sulle tavole e molto costoso. Reso ancora più raro da una peste bovina che in molti paesi aveva obbligato gli allevatori ad abbattere il bestiame. Per contro oltreoceano, in America e in Australia, la carne bovina abbondava ed era per lo più sprecata, perché il bestiame veniva abbattuto più per le pelli che per il consumo di carne. Purtroppo non era possibile pensare di trasportare la carne dagli Stati Uniti e dall’Australia perché i metodi per la lunga conservazione non erano ancora perfezionati.
Colpito dal grave stato di malnutrizione della popolazione dell’epoca, Liebig inizia a confrontare la composizione della carne rispetto alla frutta e alla verdura e scopre che la carne contiene elementi particolarmente nutrienti che la differenziano dai vegetali. Scopre che questi elementi nel corso della bollitura si trasferiscono all’acqua, il brodo, e che facendo restringere il brodo si può ottenere un concentrato che sciolto nell’acqua permette di ricreare il brodo. È il 1842 e Liebig ha inventato l’estratto di carne con un procedimento che in buona sostanza è utilizzato tale e quale ancora oggi.
Nel 1844 nel suo libro, Lettere di chimica (Chemische Briefe), descrive il procedimento per ottenere l’estratto di carne.
Nel 1862 un emigrato in Brasile, Georg Christian Giebert, legge il libro di Liebig e ha l’intuizione che l’estratto di carne potrebbe essere prodotto in modo industriale in Brasile, dove la carne bovina abbonda, ed essere facilmente trasportato in Europa. Contatta Liebig e lo convince ad aprire un impianto per la produzione dell’estratto di carne in Brasile. Dopo poco segue un impianto in Uruguay.
Nel 1865 fonda la sua azienda, la Liebig Extract of Meat Company, dove inizia a produrre l’estratto di carne che porta il suo nome e a importarlo in Europa.
Ben presto Liebig dovrà difendersi in tribunale contro i numerosi casi di contraffazione, infatti molte altre aziende iniziano a produrre l’estratto di carne e a chiamarlo estratto di carne Liebig. In Inghilterra un produttore sostiene davanti a un tribunale che il nome estratto di carne Liebig è ormai un nome talmente diffuso da non poter essere considerato un marchio e che quindi commercializzare un prodotto con quel nome non è un caso di contraffazione. E ottiene ragione. La società di Liebig cambia nome e diventa Lemco (dalle iniziali del nome) e i negozianti vengono invitati ad acquistare il prodotto originale e non le brutte copie.
Verso la fine del XIX secolo in Francia si diffonde l’abitudine di regalare dei gadget insieme ai prodotti acquistati. Liebig sposa l’idea e dal 1872 al 1975 la vendita dell’estratto di carne viene legata a delle figurine. Per l’epoca sono figurine molto ben fatte, in dodici colori e molto dettagliate che oggi sono oggetto molto ricercato e quotato fra i collezionisti.