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Josephine Cochrane

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Siamo portati a pensare che gli inventori siano dei geni perennemente chiusi nei loro laboratori in attesa che la scintilla li porti a scoprire o inventare qualcosa di straordinario. Invece un inventore può anche semplicemente essere una padrona di casa stanca di vedersi rompere e scheggiare le stoviglie da domestiche maldestre.

Josephine Cochrane era una ricca casalinga che aveva spesso ospiti a cena. Non amava lavare i piatti, ma non era soddisfatta di come li lavava il personale che assumeva, perché spesso danneggiava o rompeva le sue preziose porcellane.
Servirebbe una macchina per lavare i piatti. Se non la inventa nessuno lo farò io“.
Pare che siano state queste le parole pronunciate prima di chiudersi nello studio e disegnare il progetto di quella che sarà la prima lavastoviglie meccanica funzionante. Dico funzionante perché Josephine Cochrane non è stata la prima a pensare a un sistema meccanico per lavare i piatti, ma i progetti precedenti avevano il non trascurabile difetto di danneggiare le stoviglie che lavavano. Josephine disegnò una ruota di legno con delle rastrelliere disegnate su misura delle sue stoviglie che veniva posata piatta in un bollitore di rame e veniva fatta girare grazie a una manovella. La ruota veniva fatta girare nell’acqua saponata, terminato il ciclo di lavaggio sulle stoviglie doveva essere versata acqua pulita per il risciacquo, quindi le stoviglie venivano messe ad asciugare.

Josephine fece vedere il suo progetto alle facoltose amiche e tutte ne furono entusiaste, confermando che la sua invenzione aveva un mercato. Sicura di poter contare sugli appoggi commerciali e politici del marito, era convinta che la sua idea avrebbe avuto successo. Nel 1886 depositò il primo brevetto e nel 1888 depositò il secondo che prevedeva che la macchina fosse attaccata a una pompa di vapore che l’azionava.
Purtroppo prima che Josephine riuscisse a costruire il primo prototipo della sua macchina rivoluzionaria, il marito morì e lei scoprì di essere povera e piena di debiti. Ma Josephine non si fece abbattere e sicura della sua idea, chiese aiuto a George Butters, un meccanico del settore ferroviario, per realizzare il suo primo prototipo.

Contrariamente alle aspettative, la macchina non ebbe successo sul mercato domestico perché era costosa e se le donne erano entusiaste all’idea di non dover lavare i piatti, gli uomini, quelli con il denaro e il potere decisionale sulle spese di casa (ricordiamoci che era la fine del 1800), non avevano alcuna intenzione di spendere soldi per questa macchina.

Nel 1887 Josephine portò la sua macchina a Chicago per provare a proporla per la commercializzazione. Inaspettatamente la macchina ebbe un successo strepitoso presso gli alberghi e i ristoranti. Putroppo Josephine non aveva soldi per poter avviare un’azienda, quindi si appoggiò per la produzione a una ditta dell’Indiana che iniziò a produrre le prime lavastoviglie. Anche se gli affari andavano bene e Josephine finalmente si risollevò economicamente, la situazione non la soddisfaceva, perché la nostra inventrice aveva moltissime idee per migliorare la macchina, ma l’azienda con cui collaborava non le dava ascolto perché era una donna (tzé), non aveva studi formali di ingegneria da esibire e poi perché era una donna (lo so, l’avevo già scritto).

Nel 1893 Josephine portò la sua “lavastoviglie Cochrane”, come la chiamavano le amiche, alla Fiera Colombiana di Chicago – l’esposizione universale che festeggiava i 400 anni dalla scoperta dell’America – dove ebbe grandissimo successo e vinse il primo premio in una competizione organizzata durante l’esposizione per le migliori invenzioni.

Nel 1898 Josephine era riuscita a raccogliere abbastanza soldi per aprire una ditta per conto suo e forte sia del successo economico che del riconoscimento ricevuto in occasione dell’esposizione universale, riuscì ad affermarsi come donna d’affari. A capo della produzione mise quel George Butters che l’aveva aiutata a costruire il suo primo prototipo e si impegnò per continuare a migliorare la sua invenzione.

Josephine Cochrane muore nel 1913 all’età di 74 anni, ancora saldamente al comando della sua società, stroncata da un infarto. Dopo la sua morte la sua azienda viene acquistata dalla The Hobart Manufacturing Company, quella che oggi è conosciuta come KitchenAid, di proprietà della Whirpool.

 

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