Sabato 24 settembre ho approfittato della speciale apertura ai musei di notte per tornare a vedere Palazzo Ducale a Mantova. Il palazzo Ducale, detto anche Reggia dei Gonzaga, fu edificato dai Bonaccolsi, signori di Mantova fino al 1328 quando i Gonzaga salirono al potere.
I Gonzaga ampliarono e abbellirono la residenza dei loro predecessori, fino a renderla il meraviglioso monumento che è oggi (sarò anche di parte, ma è innagabilmente meraviglioso). Una sala che non ricordavo, è la cosiddetta sala del labirinto.
La sala deve il suo nome alla riproduzione sul soffitto di un labirinto in oro che riporta la scritta “forse che sì, forse che no” lungo tutto il suo percorso, sul perimetro, invece, si trova un’iscrizione che ricorda una battaglia in Ungheria, episodio di una delle crociate cui i Gonzaga presero parte. La frase è ripresa da una frottola, una composizione polifonica vocale di origine popolare. La stessa frase colpì qualche secolo dopo D’Annunzio, che la utilizzò come titolo di una delle sue opere.
Per maggiori informazioni sul Palazzo Ducale di Mantova potete guardare qui.
La parola labirinto potrebbe derivare dalla parola minoica labrys, l’ascia bipenne simbolo del potere minoico che si trova raffigurata nel palazzo di Cnosso, un palazzo dalla disposizione molto intricata e sede del più famoso labirinto della mitologia greca; labirinto significherebbe quindi luogo/palazzo dell’ascia bipenne (qui e qui).
In inglese labirinto si può tradurre con labyrinth oppure con maze e, come vedremo, i due termini non sono intercambiabili.
Labyrinth si riferisce ad una struttura con un unico percorso involuto che porta verso il centro. Non c’è possibilità di perdersi, basta proseguire e presto o tardi si arriva al centro.
Maze, invece, si riferisce a una struttura con percorsi ciechi, bivi, magari con trappole, dove è possibile perdersi.
In italiano abbiamo le parole labirinto e dedalo, ma sono utilizzate per lo più in modo intercambiabile (qui e qui). In traduzione dobbiamo quindi rassegnarci all’ambiguità?
In testi dove ci sia la necessità di distinguere anche in italiano le due tipologie di labirinti, possiamo utilizzare l’espressione labirinto unicursale (o univario) come traducente per labyrinth, e labirinto multicursale (o multivario) come traducente per maze (qui e qui).
Se proprio dovessi scegliere di perdermi in un labirinto io sceglierei questo.
Se avete visto il film capite perché il titolo Labyrinth non è stato scelto a caso.