A prima vista la traduzione di questa parola non presenta alcun problema, si traduce con locavorismo. Semplice, facile, lineare. Ma cosa significa locavorismo? Non è certo una parola che in Italia si sente spesso. In America il locavorism è un movimento che nasce nel 1981 in seguito alle linee guida sull’alimentazione pubblicate dalla Society for Nutrition Education and Behavior (SNEB). Per favorire l’economia locale e il consumo di cibo più sano la Sneb proponeva di iniziare a mangiare cibo (soprattutto frutta e verdura) prodotto localmente.
Spiegato così il termine risulta più famigliare, anche se da noi è più conosciuto con cibo a Km 0 (che si dice a chilometri zero e non a chilometro zero, come si trova spesso). Sia la definizione di locale che quella di Km 0 impongono una spiegazione: cosa si intende per locale? E per Km 0? Indicativamente negli Stati Uniti con locale si indica il cibo prodotto entro le 100 miglia (ca 160 Km). In Italia con Km 0 si indica il cibo prodotto localmente, tra i 70 e i 100 km da dove viene consumato, a seconda delle fonti. Tradurre locavorism con mangiare a chilometri zero però può creare qualche problema, infatti il concetto chilometri zero in Veneto nel 2008 è diventato parte di una legge regionale (successivamente modificata nel 2010) e come tale è stato normato e definito. C’è inoltre una campagna della Coldiretti Veneto per far diventare l’espressione chilometro zero (sì, proprio la dicitura errata) un marchio, si capisce quindi come questa espressione ormai così diffusa, debba essere utilizzata in traduzione con molta cautela.
Un’altra possibilità di traduzione prevede l’utilizzo dell’espressione filiera corta. Per filiera corta si intende una produzione (agricola o industriale) caratterizzata da un numero limitato di passaggi, in particolare di intermediazioni commerciali. Il che significa che si acquistano i cibi direttamente dal contadino o nei sempre più diffusi mercati del contadino o mercati agricoli (farmer’s market). Da notare che in italiano l’espressione mercato del contadino è poco utilizzata, soprattutto sui siti istituzionali (vedi sito Coldiretti Veneto), si preferisce in genere l’espressione farmer market, ovvero un’espressione inglese errata, per l’ormai diffusa abitudine tutta italiana di preferire parole o espressioni in inglese maccheronico al posto di normalissime e corrette espressioni in italiano.
L’espressione che secondo me si adatta meglio a tradurre il concetto di locavorism è quella che viene proposta da Carlo Petrini di Slow Food: mangiare locale. Questa espressione permette di usare un termine più immediato di locavorismo, che da noi è pressoché sconosciuto e di non incorrere nelle ambiguità contenute nell’espressione km 0, è meno tecnico di filiera corta e si adatta meglio anche alle esigenze di scrittura elegante e al tempo stesso comprensibile che solitamente si accompagnano alla traduzione di testi di marketing o di divulgazione.
Voi cosa ne pensate? Qual è l’espressione che preferite?