La seconda edizione di How to suceed as a freelance translator di Corinne McKay è stato il primo libro su come diventare traduttore freelance che ho letto. Credo sia indiscutibilmente il testo più completo e utile su come impostare la propria attività di traduttore freelance.
In questo post vi spiegherò le novità e i cambiamenti della recentissima terza edizione rispetto alla seconda.
Già confrontando gli indici si può notare che il libro non ha subito una semplice riorganizzazione dei capitoli, ma che sono state aggiunte ampie sezioni che si traducono in ben quattro capitoli in più rispetto all’edizione precedente.
Nel libro sono stati aggiunti due capitoli iniziali: il primo è una sorta di panoramica sui contenuti del libro, il secondo, molto interessante, è un intero capitolo dedicato ai “miti” relativi al lavoro di traduttore. Da un certo punto di vista è un’altra panoramica sui contenuti del libro, però impostata in 18 domande (mito) e altrettante risposte (verità): si parla di traduzione attiva, di guadagni, di certificazioni e molto altro.
Nel terzo capitolo (ex primo) è stato aggiunto un utilissimo paragrafo sul perché alcuni traduttori riescono nella professione, mentre altri no; sugli errori più frequenti commessi dai traduttori alle prime armi nella gestione dell’attività.
Nel quarto capitolo (ex secondo) viene modificato il titolo del quarto paragrafo, una modifica che dà l’idea di quanto c’è davvero di nuovo in questa edizione: il paragrafo non si intitola più “Preparing for your job search”, il nuovo titolo è “Preparing to market your services” e segna un netto passaggio tra un’impostazione dell’attività molto orientata verso le agenzie, a un’impostazione che vede i clienti diretti come naturali co-destinatari dei servizi di traduzione. In parole povere al libro viene dato un taglio un po’ più imprenditoriale e vede meno il traduttore come una sorta di lavoratore “semi-dipendente” delle agenzie.
Seguendo questa linea, dal quarto capitolo (ex secondo) è stato eliminato il paragrafo sull’organizzazione del lavoro di traduttore perché è diventato il quinto capitolo, con notevoli ampliamenti e consigli pratici su come gestire un’attività: si va dal tenere traccia delle entrate e uscite all’archiviazione; si parla di produttività e c’è un paragrafo dedicato ai genitori lavoratori e ad alcuni suggerimenti non solo su come conciliare il lavoro con gli impegni della famiglia, ma anche su come sfruttare gli orari “strani” che questo comporta come punto di forza del servizio offerto.
Il sesto capitolo (ex quarto) è stato riorganizzato e ridotto; le parti eliminate sono diventate un nuovo capitolo, il settimo, “Breaking into the direct client market”, dove ovviamente si parla di come e perché offrire i propri servizi ai clienti diretti.
L’ottavo capitolo, quello dedicato alla tecnologia, è stato interamente “ceduto” a Jost Zetzsche, traduttore, guru della tecnologia per traduttori e autore di The Tool Box Journal.
Il nono (ex quinto), il decimo (ex nono) e l’undicesimo capitolo (ex settimo), sono stati “semplicemente” aggiornati e un po’ ampliati.
Il dodicesimo capitolo parla di tasse, assicurazione e piani pensionistici, e anche se fa riferimento al mercato americano, offre comunque alcuni spunti interessanti.
Anche gli ultimi due capitoli sono completamente nuovi:
Nel tredicesimo capitolo, si parla di traduttori che crescono e aumentano le tariffe, di traduttori che raggiungono guadagni a sei cifre, insomma, non più di novellini, ma di traduttori affermati e di “successo”. Sono abbastanza convinta che anche questo capitolo sia riferito al mercato americano, ma sarei più che felice di essere smentita.
Nel quattordicesimo e ultimo capitolo si parla di tecniche di base della traduzione, dalla formattazione alle note del traduttore, di come gestire gli errori nel testo sorgente, di glossari terminologici e di guide di stile.
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