Trovo che spesso la presunta intraducibilità delle parole inglesi in italiano sia sintomo, nel migliore dei casi, di pigrizia linguistica, e nel peggiore, di un deliberato tentativo di creare una non-comunicazione.
Venerdì, ascoltando il telegiornale, ho sentito il giornalista spiegare che il whistleblower è il “soffiatore di fischietti“. Mi sono fatta quattro risate e la cosa è finita lì, fino al pomeriggio quando in un articolo di Repubblica (qui), ho letto che whistleblower è un termine che non ha una vera traduzione in italiano.

Ma come, mi sono detta, il whistleblower è l’informatore, la traduzione c’è eccome, ero sicura perché ho seguito con interesse la vicenda di Edward Snowden e credo che la parola whistleblower non sia mai stata usata così tante volte come nel suo caso.
Non ci sono dubbi sul fatto che in inglese whistleblower ormai abbia un’accezione positiva. Basta ascoltare l’intervista a Richard Ledgett, direttore della NSA, che ci tiene a fare un distinguo tra le azioni di Snowden e le attività legittime di denuncia: “I actually think that characterizing him as a whistleblower actually hurts legitimate whistleblowing activities“(qui). Così mi sono incuriosita e sono andata a verificare sul dizionario e per whistleblower ho trovato “informatore, delatore”. Ovviamente in italiano delatore non può essere un traducente adeguato, visto che viene storicamente usato con una pesante accezione negativa, ma, mi sono chiesta , perché non si può utilizzare il termine informatore?
La parola informatore viene usata in diversi ambiti, quindi è ben lontana dall’accezione negativa del delatore.
Facendo un po’ di ricerca ho trovato un interessante articolo del 2014 di Maria Cristina Torchia per l’Accademia della Crusca (qui) che spiega come, per motivi culturli, in Italia il termine whistleblower non abbia un adeguato traducente, e di come gli eventuali candidati siano o troppo generici oppure solitamente utilizzati con connotazioni negative. Peccato che le traduzioni nelle altre lingue (riportate dalla stessa Torchia) non mi sembrino meno generiche del nostro informatore: “Uno sguardo ad altre lingue a noi “vicine” rivela che in francese sembrano già diffusi lanceur d’alerte, denonciateur e informateur, in spagnolo alertador o denunciante, mentre in tedesco sembrerebbe più frequente il ricorso all’anglismo, pur essendo attestata la forma informant.”
Inoltre la prassi della denuncia segreta non è proprio così sconosciuta in Italia, basti citare le famose Boche dé Leon veneziane: all’epoca della Repubblica di Venezia, si utilizzavano dei contenitori simili alle odierne cassette postali, che servivano a raccogliere le denunce destinate ai magistrati. Anche allora la denuncia non poteva essere anonima, pena la distruzione della stessa, e coprivano gli illeciti più disparati, dal tradimento all’evasione fiscale, mantenendo segreta l’identità del denunciante (qui).
Mi domando per quale motivo in Italia sia diventata prassi scegliere un termine inglese, sconosciuto ai più, che spesso viene utilizzato a sproposito o in modo errato anche dagli organi d’informazione (che confondono spesso il whistleblower, cioè la persona, con il whistleblowing, ovvero l’azione qui, qui e qui) e non si cerchi piuttosto di utilizzare un termine esistente, come informatore, ampliandone eventualmente il significato.
Maria Cristina Torchia spiega che anche negli Stati Uniti, dove è nata la prima legge a tutela degli informatori, la parola whistleblowing è dovuta passare da un utilizzo basso e negativo prima di arrivare all’odierno uso positivo, quindi perché la stessa operazione non può avvenire anche in Italia. Anche perché sui giornali, dove viene espressa una posizione contraria alla legge sul whistleblowing, anche il termine inglese viene usato con un’accezione negativa (qui), quindi l’uso dell’inglese non dà automaticamente alla parola una connotazione positiva.
Mi piacerebbe quindi vedere la parola informatore o denunciante d’illecito (proposta dalla stessa Torchia), farsi strada nell’uso comune, mi piacerebbe anche che i nostri giornalisti usassero, nei giornali e nei tg, termini alla portata di tutti, dando un senso alle parole informazione e comunicazione.
Nota: L’articolo di Repubblica contiene un’altra grave imprecisione, infatti sostiene che il whistleblower: “E’ una figura giuridicamente protetta e sempre più ritenuta ruolo di utilità pubblica“, e poche righe prima indica Edward Snowden come il caso più eclatante di whistleblower. Peccato che Snowden sia un ricercato tutt’ora latitante e risieda in Russia dal 2014 con uno speciale permesso di soggiorno. Non è un dettaglio il fatto che Richard Ledgett non abbia riconosciuto a Snowden lo status di whistleblower.
Immagine: {{Information |Description={{de|1=”Löwenmaul” am Dogenpalast, dort konnte man anonyme Denunziationen einwerfen}} |Source=Eigenes Werk (own work) |Author=Berthold Werner |Date=2009-03-05 |Permission= |other_versions= }} <!–{{Ima