Questo articolo è tratto dal sito Smithsonianmag.com, ed è stato scritto da
I gatti sono stati addomesticati?
Ci sono minime differenze genetiche tra un gatto soriano e un gatto selvatico, così gli scienziati pensano che il gatto domestico sia domestico soltanto quando vuole esserlo.
Posta la natura soggettiva della domanda, determinare chi fra il cane e il gatto sia il miglior animale domestico potrebbe non avere mai una risposta. Con tutta probabilità il cane fu addomesticato molto tempo prima del gatto – ammesso che il gatto sia mai stato davvero addomesticato.
Il cane è al fianco dell’uomo da decine di migliaia di anni, ed è giunto a dipendere pesantemente dalla relazione simbiotica con gli umani per la sopravvivenza. Il gatto è entrato nella sfera umana relativamente più di recente, probabilmente tra i cinquemila e i diecimila anni fa, e può cavarsela ancora egregiamente senza qualcuno che apra una scatoletta per lui.
Gli scienziati dicono che molto poco separa il gatto medio domestico (Felis Catus) dal suo fratello selvatico (Felis silvestris). C’è qualche dibattito in merito al fatto che il gatto risponda alla definizione di domestico nel suo senso comune, dice Wes Warren, ricercatore associato di genetica presso il Genome Institute della Washington University di St. Louis.
“Non riteniamo che i gatti siano davvero addomesticati” dice Warren, che preferisce descrivere il gatto come “semi-domestico”.
Nella sua forma più semplice, addomesticare un animale significa addomesticarlo tramite l’allevamento e l’addestramento affinché accetti le cure dell’uomo. Studi collocano l’addomesticamento del cane tra i diciottomila e i trentamila anni fa, con uno scarto in più o in meno di qualche migliaio d’anni. Si ritiene che il passaggio all’addomesticamento si collochi quando il cane si è separato dal progenitore lupo e ha iniziato a gironzolare intorno agli umani che erano una fonte immediata di avanzi di carne.
La saggezza comune e le prove collocano l’addomesticamento dei gatti intorno ai quattromila anni fa, quando erano ritratti vicino ai loro padroni egizi nei dipinti murari. Furono anche riprodotti in una serie di statue enigmatiche, deificati, mummificati e sepolti, lasciando una serie di prove sulla stretta relazione con l’uomo. Studi più recenti sostengono che l’addomesticamento potrebbe essere avvenuto per la prima volta a Cipro, tra gli ottomila e i novemila anni fa.
Alla fine del 2014 un gruppo di ricercatori cinesi ha fornito quello che loro stessi hanno definito “la prima probabile prova di una relazione mutualistica tra gli uomini e i gatti”. Hanno esaminato la firma isotopica dell’idrogeno e dell’ossigeno nei fossili dei roditori, degli uomini e dei gatti vissuti in un villaggio della Cina all’incirca 5.300 anni fa. Gli scienziati hanno trovato uno schema: tutti mangiavano grano e i gatti mangiavano anche i roditori. La prova archeologica indica che il grano era conservato in contenitori di ceramica, ed era probabilmente minacciato dai topi. I ricercatori hanno teorizzato che poiché i roditori erano una minaccia, i contadini decisero che fosse un bene incoraggiare l’insediamento dei gatti. I gatti ebbero accesso a prede facili e ad occasionali doni da parte degli uomini.
Non tutti sono giunti alle stesse conclusioni di questo studio, ma è un altro potenziale collegamento su come i gatti siano giunti all’addomesticamento.
Warren sostiene che la via per l’addomesticamento mostrata dallo studio cinese potrebbe confermare una relazione commensuale tra i gatti e gli uomini, e che gli uomini erano attratti dai gatti come animali domestici. Lui dice, tuttavia, che per ora è difficile sapere se il minore addomesticamento del gatto sia dovuto all’intervento dell’uomo o se i gatti si siano sostanzialmente auto-addomesticati.
I gatti domestici e i gatti inselvatichiti – quelli che sono diventati non-addomesticati – continuano ad accoppiarsi con i gatti selvatici, creando quello che Warren chiama “miscela c”. I gatti possiedono ancora le loro abilità di caccia e nonostante ricevano cibo in abbondanza dall’uomo, escono ancora a caccia di roditori, insetti, uccelli e qualunque cosa gli piaccia inseguire.
Le teorie su come siano stati addomesticati i cani e i gatti cambiano continuamente poiché gli scienziati sviluppano nuovi e migliori strumenti, inclusa la capacità di fare ricerche genetiche.
Warren e i ricercatori del suo Genome Institute e dai centri accademici intorno al mondo hanno recentemente utilizzato gli studi genetici per dare uno sguardo più da vicino su come, perché e quando i gatti si siano avvicinati all’addomesticamento. Essi hanno mappato il genoma del Cinnamon, una femmina domestica di gatto abissino che è stata coinvolta in altri studi alla Washington University, è hanno confrontato la sequenza genetica con quella di una tigre, ma anche con quella di una mucca, di un cane e di un essere umano.
Si sapeva già che il genoma del felix catus non è molto diverso da quello del felis silvestris ma Warren scoprì alcune differenze con quello della tigre, specialmente nelle aree del comportamento. Warren dice che essenzialmente hanno individuato i geni che controllano la via neuronale che avrebbe reso il gatto più propenso ad avvicinarsi all’uomo e ad interagire con lui – e a ricercare ricompense. Le stesse sequenze genetiche, egli dice, stanno per essere trovate nei conigli, nei cavalli e in alcuni altri animali addomesticati.
“Siamo convinti che più ci soffermeremo sulla questione dell’addomesticamento in queste diverse specie, più vedremo di queste sovrapposizioni, o le vie in cui questi geni risiedono”, dice Warren.
Questa non è evoluzione, ma l’intervento dell’uomo. Negli anni i cani sono stati allevati in modo molto più selettivo di quanto non sia avvenuto per i gatti – per caratteristiche specifiche come la pastorizia o la sicurezza, ad esempio – ed egli aggiunge che le 400 razze riconosciute ufficialmente superano di gran lunga le circa 38/45 razze dei gatti.
I gatti sono stati allevati principalmente per il colore o il disegno della pelliccia, tuttavia, le strisce di un soriano domestico non sono molto differenti da quelle di un gatto selvatico, dice. “I gatti hanno mantenuto le loro abilità nella caccia e sono meno dipendenti dagli uomini per il cibo”, egli dice, aggiungendo che “la maggior parte degli odierni cani di razza non sarebbe in grado di sopravvivere se rimessi in libertà”.