Riflessioni sparse

Quando il traduttore diventa protagonista

I traduttori sono lavoratori dotati di un superpotere: l’invisibilità.

Secondo l’opinione comune, più il traduttore è bravo, più è invisibile, perché il traduttore si nota solo quando sbaglia.

Nei laboratori di Adotta il tradotto (sito web e pagina facebook), invece, il traduttore diventa protagonista assoluto: si sceglie un testo (solitamente poche righe) e, grazie alla collaborazione dei volontari che partecipano al gruppo, lo si traduce: dal cinese della Malesia al gaelico-irlandese, dal franco-provenzale (AO) al coratino (BA), le righe scelte vengono declinate in lingue e dialetti diversi. Talvolta sono le lingue ufficiali, più spesso sono le lingue del cuore, quelle che si parlano in famiglia. Il testo di partenza diventa così una comparsa di lusso e la pagina web dedicata al laboratorio una babele festosa di idiomi, dove si può scoprire che uno stesso dialetto può cambiare moltissimo in base al versante dell’Etna in cui viene parlato o che le stagioni non sono quattro in tutti i dialetti. Questi laboratori, inoltre, danno voce ai traduttori e non solo in senso figurato, perché ogni traduttore ha la possibilità di inviare un’audiolettura nella quale leggere e interpretare la propria opera.

Grazie al passaparola e alle richieste fatte ad amici e parenti, l’elenco delle traduzioni si arricchisce di giorno in giorno, dando a chi partecipa la possibilità di scoprire che esistono lingue minoritarie riconosciute in paesi stranieri che derivano dal dialetto italiano parlato dai migranti, come il taliàn in Brasile, o che esistono lingue minoritarie in Italia che hanno mantenuto-preservato termini e grammatica legati alla dominazione greca e poi bizantina, come il greco di Calabria (RC).

Di lingua in lingua e di dialetto in dialetto, ogni partecipante viene arricchito dagli aneddoti sul rapporto che ogni traduttore ha con la propria lingua: dialetti parlati, dialetti negati, lingue di membri lontani della famiglia o lingua quotidiana, il rapporto con il proprio idioma è unico e personale. Così non c’è una lingua, ci sono tante lingue quanti sono i partecipanti e non c’è una traduzione giusta o sbagliata, c’è la propria traduzione, unica e diversa da tutte le altre, come lo sono le persone.

Come sottolinea Clelia Francalanza, che ha creato e cura il sito ed il gruppo-fb Adotta il Tradotto:” il laboratorio-traduzione , nato entro il gruppo-fb della trasmissione di Rairadio3 La Lingua Batte (un brano tratto dall’ “Isola volante” di G. Pontiggia, scelto dalla curatrice della trasmissione radio, Cristina Faloci, , di cui chi traduceva non sapeva né fonte né autore) ha coinvolto diverse lingue nazionali con madrelingua, residenti all’estero e traduttori professionali, quindi persone che abitualmente dominano due lingue quotidianamente e/o professionalmente, mentre le traduzioni-lampo e la partecipazione online al progetto @MarcoPolo hanno dato il via alla traduzione nelle lingue locali/dialetti, aprendo l’opportunità a tutti, senza limite-competenza e ciò che conta è il piacere di appropriarsi e condividere quelle lingue e i dialetti, che hanno spazio nel linguaggio orale quotidiano, ma difficilmente oltrepassano il muro-scrittura.
Insomma nel nostro caso, chi traduce non lo fa “stando un passo indietro”, ma ha pari scena.

Leggere una traduzione diventa così un viaggio nell’anima delle persone, nella loro storia, un viaggio che ti permette di sfogliare l’album dei ricordi di famiglia. Il testo finale non è più dell’autore, è il testo del traduttore, nasce dal suo impegno, dalla sua storia, dal suo rapporto con la lingua in cui traduce. I traduttori sono persone che hanno un superpotere: creano magie con le parole.

Nota: Il sito e il gruppo-fb di Adotta il Tradotto hanno vita autonoma dal progetto @MarcoPolo, proponendo e raccogliendo le traduzioni brevi di singole frasi o citazioni di personaggi celebri oppure testi brevi in dialetto o lingua straniera provenienti dal web , i quali sono proposti dagli iscritti-gruppo.
@MarcoPolo e Adotta il Tradotto hanno percorso strada comune a partire dal marzo 2014 partecipando alla traduzione online di brani inerenti le letture collettive del progetto @MarcoPolo che hanno riguardato l’intero 2014.

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