Il nome scientifico dell’albero delle noci è Juglans e deriva dal nome latino Iovis glans, ghianda di Giove, perché questo albero, secondo la mitologia romana era consacrato al padre degli dei. La parola glans ha la stessa radice che ha dato origine anche alla parola glande e non è un caso che questo albero sia anche il simbolo della fertilità. Tuttavia fra gli dei Giove non è l’unico dio legato alla simbologia di questa pianta, un altro dio è Odino, il Wotan germanico a cui era dedicato il culto del Noce di Benevento venerato da un gruppo di Longobardi stanziati in provincia di Benevento.
Altra dea legata al noce è Ecate, dea che regnava sulla notte, la luna, i fantasmi, i morti e la magia. Lo stretto legame con divinità pagane, lo fece escludere dal Paradiso Terrestre e in generale nella simbologia cristiana il noce è visto come albero malvagio, legato alla stregoneria e al demonio, non a caso la croce di Cristo era di legno di noce.
Al di là di simbologie e religioni, alla fama negativa di questa pianta contribuisce una verità scientifica: il noce produce una sostanza tossica detta juglandina secreta da radici e foglie che impedisce ad altre piante di crescere vicino a questa, ecco perché queste piante crescono tendenzialmente isolate. Dalla parola noce deriva infatti il termine nocivo.
Il periodo che va dal 19 al 25 di giugno è considerato un periodo magico dalle culture precristiane. In questi giorni il sole sorge e tramonta sempre nello stesso punto, come se fosse fermo. Poi, dopo il 24 giugno, il sole riprende la sua corsa verso sud, sono i giorni del solstizio d’estate, con la notte più corta dell’anno. Secondo la credenza popolare questo è il periodo giusto per raccogliere tutta una serie di erbe e frutti che servono per preparare pozioni e intrugli vari. Come accade spesso, alla simbologia pagana è stata sovrapposta quella cristiana, e il 24 giugno diventa la Notte di San Giovanni Battista.
Nella Notte di San Giovanni si raccolgono le noci acerbe che servono per preparare un liquore tradizionale italiano: il nocino. Le noci (secondo la tradizione 24), ancora acerbe e con il guscio non ancora formato, raccolte senza usare attrezzi di metallo, vengono immerse in una miscela di alcol puro, zucchero (di canna), chiodi di garofano, cannella, scorze di limone, acqua e lasciate a macerare fino alla notte di Ognissanti, il 31 ottobre, quando viene filtrato e imbottigliato, pronto per essere bevuto a Natale.
Se siete interessati ad approfondire la simbologia delle noci vi consiglio il libro Ti do una noce! Storia, leggende e ricette del frutto più magico di Manuela Fiorin, che oltre a raccontare nel dettaglio miti e leggende legate a questo albero, propone una vasta gamma di ricette, dolci e salate, a base di noci.