I flexitarian, parola composta dall’aggettivo flexible (flessibile) e vegetarian (vegetariani), sono vegetariani che talvolta si concedono della carne o del pesce. È una tendenza alimentare che si è andata affermando intorno al 2012. Tradotto con flexitariano è ormai entrato a far parte del nostro vocabolario (vedi definizione vocabolario Treccani).
Non è propriamente corretto affermare che sono vegetariani che si concedono proteine animali, visto che ci sono vari tipi di vegetariani, tra cui i latto-ovo vegetariani e i latto-vegetariani che prevedono il consumo di latte e/o uova e altri alimenti di origine animale come il miele.
I flexitariani fanno parte del gruppo dei semi-vegetariani insieme ai reducetariani (reducetarian) che prevedono un consumo ridotto di carne, privilegiando quella proveniente da animali allevati al pascolo (grass fed) e dei pescetariani (pescetarian) che integrano a un’alimentazione a base di frutta e verdura, pesci a basso contenuto di mercurio non provenienti da piscicultura, ma pescati.
Nel 2015 la tendenza alla ricerca di una via di mezzo tra il veganesimo più convinto (eliminazione totale di qualunque alimento di origine animale) e l’onnivorismo puro ha dato vita a un nuovo gruppo definito dal New York Times: climatiarian.
Non appartenengono propriamente ai semi-vegetariani, infatti i climatariani sono persone che nella scelta degli alimenti non badano tanto alla provenienza del cibo (animale o vegetale) quanto all’impronta di carbonio (carbon footprint), ovvero alle emissioni prodotte per la produzione e/o lavorazione degli alimenti, quindi alla sostenibilità della produzione dei prodotti consumati. Ciò significa una riduzione della carne, soprattutto bovina e ovina, in favore della carne di maiale e del pollame.
Parenti stretti dei locavoristi, i climatiariani mettono al centro della scelta alimentare la sostenibilità degli alimenti e la riduzione dello spreco alimentare.
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