
Al rientro dal Salone del libro di Torino, se devo associare una parola all’evento è, stanchezza. Il Salone è immenso e se si vuole vedere tutto, ma davvero tutto, bisogna camminare per ore e ore. Quindi l’idea di base quando ci si prepara è di sacrificare qualcosa all’eleganza e mettere delle scarpe comode. Altro consiglio, se non volete girare a vuoto dovete partire con un’itinerario e con obiettivi ben precisi. Lo scorso anno mi sono concentrata sui seminari dell’Autore invisibile, sono entrata al Salone e salvo un breve giro, ho passato tutta la giornata ad ascoltare un seminario dopo l’altro, un seminario più bello dell’altro. Però sono tornata a casa con l’impressione di aver un po’ sprecato la giornata, perché sono rientrata senza nemmeno mezzo contatto.
Quindi quest’anno mi sono concentrata sull’obiettivo di tornare con dei contatti e non ho partecipato ad alcun seminario. O meglio, sono andata a uno dei seminari che mi ero prefissata, ma sono andata via dopo un quarto d’ora perché non tutti i seminari sono a livello di quelli dell’Autore invisibile.
Ciò detto, obiettivo centrato, sono tornata a casa con i miei bei contatti e, se è vero che sono stanca, sono anche molto soddisfatta.
Ma i contatti non sono tutto quello che ho portato a casa, perché il Salone è molto più che un insieme di libri, è uno sguardo d’insieme sul futuro dell’editoria, e devo dire che a me il futuro sembra molto interessante. Il futuro è fatto di tantissimi editori indipendenti, di self-publishing, di start-up, del famiferato digitale, che i puristi vedono come il fumo negli occhi, e di incubatori d’impresa. Tutti dicono che l’editoria è in crisi, ma la mia impressione è che questa crisi stia portando grandissimi cambiamenti.
Il grande cambiamento che ho visto oggi è anche l’impressionante numero di bambini, non solo scolaresche in gita, ma anche famiglie con figli al seguito, compreso il mio, che hanno partecipato al Salone e ai numerosissimi eventi dedicati a loro. Perché il mondo dell’editoria può cambiare finché si vuole, ma se non coltiviamo nuovi lettori, sarà tutto inutile.
Nota: vi domanderete cosa c’entrino le immagini del drago dormiente. Temo siano le uniche fotografie che ho fatto al Salone, ebbene sì, anche oggi in visual storytelling verrò bocciata. Draco dormiens nunquam titillandus (chi indovina la citazione?).