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Leonardo da Vinci

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Il genio di Leonardo è conosciuto in tutto il mondo per le sue opere pittoriche, come la Gioconda, il Cenacolo, la Dama con l’ermellino, per le sue macchine straordinarie e i meravigliosi codici con progetti che sembrano arrivare direttamente dal futuro.

Meno conosciuta è la passione che Leonardo ha avuto sin da bambino per la cucina.

La madre Caterina, che ha avuto Leonardo al di fuori del matrimonio, viene fatta sposare a un pasticcere in pensione che insegnerà al piccolo Leonardo i segreti della pasticceria. Leonardo si dimostrerà particolarmente portato a sviluppare figurine con il marzapane. Nel tempo Leonardo mostra di essere portato per il disegno e viene accettato come apprendista nella bottega del Verrocchio. Per mantenersi a bottega, Leonardo inizia a lavorare come garzone in una taverna, Le tre lumache, dove in breve verrà promosso cuoco. Così inizierà a proporre la sua idea di cucina: porzioni piccole e cura nella disposizione del cibo nel piatto. Una sorta di precursore della nouvelle cuisine, ma all’epoca non venne particolarmente apprezzato dagli avventori, abituati a porzioni abbondanti e poco inclini a condividere le idee raffinate di Leonardo in materia di cucina.

Con Sandro Botticelli, conosciuto nella bottega del Verrocchio, aprirà qualche anno più tardi una taverna: Le tre ranocchie di Sandro e Leonardo. Anche qui la cucina di Leonardo non viene apprezzata e i due dovranno chiudere i battenti nel giro di poco tempo.

In seguito Leonardo si trasferisce a Milano, alla corte di Ludovico il Moro che riconoscerà la sua passione per la cucina e lo nominerà, tra le altre cose, maestro di cerimonie e responsabile dei banchetti. A Milano Leonardo non si limita a proporre la sua cucina innovativa, porterà anche la sua passione per la tecnologia, creando tutta una serie di “macchine” e attrezzature per semplificare il lavoro in cucina: macchine per pelare, tritare e affettare la verdura, girarrosti alimentati dal calore, un’affettatrice, quello che può essere considerato il precursore del cavatappi, studia anche una sorta di scaldavivande e l’antenato della cappa aspirante (i disegni di tutte queste macchine si possono vedere nel Codex Atlanticus conservato nella Biblioteca Ambrosiana a Milano).

Ma anche in questo caso il genio di Leonardo resta incompreso, il personale di cucina è intimorito e infastidito da quelle macchine così strane per l’epoca e Leonardo viene allontanato dalle cucine.

Il genio di Leonardo non è incompreso solo in cucina, anche a tavola le sue idee non vengono particolarmente apprezzate.

Leonardo pativa particolarmente la rozzezza e la scarsa pulizia dei commensali dell’epoca, che, tra le altre cose, avevano l’abitudine di pulirsi la bocca e le mani direttamente sulla tovaglia. Leonardo pensa a una tovaglia più piccola, da distribuire a ogni commensale per pulirsi mani e bocca lasciando la tavola e la tovaglia pulita e in ordine: ha inventato il tovagliolo. Nonostante abbia inventato anche l’arte di piegare i tovaglioli in forme artistiche (nel Codex Atlanticus si trovano persino spiegazioni su come piegare il tovagliolo a forma di palazzi, fiori o uccelli) la sua invenzione resterà ignorata ancora a lungo.

Da Milano Leonardo si trasferisce in Francia, alla corte di re Francesco I che apprezzerà subito la sua passione per la cucina e condividerà con lui anche la passione per l’orto.

Alla corte di Francesco, Leonardo sviluppa quella che lui stesso chiamerà la macchina per fare “lo spago mangiabile”: nasce così la prima macchina per fare la pasta.

Se ci restano numerose testimonianze delle macchine per la cucina create da Leonardo da Vinci, più difficile è riuscire a risalire alle ricette che ha creato e che all’epoca sono state così poco apprezzate. Sul Codice Atlantico si trova la ricetta per l’acquarosa, una bevanda rinfrescante che pare abbia anche proprietà afrodisiache.

Gli ingredienti sono: estratto naturale di rose, zucchero, succo di limone e poco alcol.

La miscela deve essere filtrata con della “tela bianca” e servita fresca.

Meno certa è l’attribuzione del Codice Romanoff, un codice che sarebbe conservato all’Hermitage (ma il museo nega di averlo), che riporterebbe ricette e annotazioni di bon ton a tavola attribuito a Leonardo.

Spero che questo viaggio alla scoperta della passione di Leonardo per la cucina sia stato interessante.

Se vuoi approfondire puoi leggere anche:

Leonardo non era vegetariano. Dalla lista della spesa di Leonardo alle ricette di Enrico Panero

Note di cucina di Leonardo da Vinci

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