Con mio marito stiamo parlando da un po’ di provare la cucina etiope (o etiopica). Non avendo in programma di andare in Africa a breve, stiamo cercando un buon ristorante in zona.
Nel frattempo mi sto un po’ documentando sul tipo di piatti che ci troveremo ad assaggiare e ho pensato di condividere il frutto delle mie ricerche.
La cultura etiope ha assimilato l’influsso sia della religione musulmana che di quella cattolica, pertanto nella sua cucina non ci sono piatti a base di maiale e rispettano periodi di astinenza dalla carne come quello della Quaresima, quindi di molti piatti esiste sia la versione con carne (principalmente manzo e pollo, ma si trovano anche piatti a base di agnello, capra e qualche piatto con il pesce), che una versione vegetariana o vegana.
Il piatto principale è il wot o wat (stufato) che prende solitamente il nome dal suo ingrediente principale: il doro wot è a base di pollo e uova, il beg wot è uno stufato di pecora, il messer wot è a base di lenticchie, mentre il gommen wot è a base di bietola.
Nella preparazione del wot si utilizzano cipolle rosse, berberè, una spezia a base di peperoncino, niter kibbeh, un burro chiarificato aromatizzatto con zenzero, aglio e spezie, o, nella versione vegana, un olio vegetale (gli olii più utilizzati sono quello di sesamo e cardamomo). Il tutto viene consumato utilizzando la injera (una specie di focaccia) per raccogliere il cibo direttamente dal piatto.
Altri piatti di carne sono il tibs, a base di carne e verdure saltate in padella, il kitfo, carne cruda di manzo macerata nel mitnita (una miscela di polvere di peperoncino unita al niter kibbeh), il gored, molto simile al kifto, solo che la carne anziché essere macinata è tagliata a pezzetti e lo zighinì, l’unico piatto che avevo già sentito nominare.
Lo zighinì è un piatto tipico sia della cucina etiopica che di quella eritrea, costituito da delle crespelle chiamate enjera (preparate con la farina di un cereale chiamato teff), riempite di uno spezzatino piccante di pollo o manzo, verdure cotte, legumi e insalata fresca.
Nonostante le influenze della religione musulmana, nella cucina etiope non mancano le bevande alcoliche come il tej, un idromele molto forte, il katikala, un altro superalcolico, la talla, una specie di birra e tutta una serie di grappe aromatizzate.
Molto interessante la cerimonia del caffè, un modo davvero insolito di consumare il caffè (bunna) con gli amici e gli ospiti. Si inizia lavando i chicchi freschi di caffè per poi procedere a tostarli su un braciere. L’aroma che si sprigiona dalla tostatura viene soffiato verso gli ospiti dalla persona che sta preparando la bevanda. I chicchi tostati vengono tritati in un mortaio con il pestello. La polvere così ottenuta viene versata insieme all’acqua nella jebena, una brocca dal collo lungo e portata a bollore. La bevanda viene messa in una ciotola di coccio a raffreddare e poi versata nuovamente nella jebena e aromatizzata con lo zenzero, prima di essere servita in tazzine colorate senza manico chiamate fingiàn. Il caffè viene servito tre volte. L’intera cerimonia dura circa un’ora.
Il caffè viene servito con dolci tipici dell’Etiopia come il kolo, un misto di cereali e noccioline tostati e aromatizzati con delle spezie, e i daba kolo, pezzetti di pane fritti.
Vi lascio qualche ricetta che ho trovato su Pinterest, cliccate sulla foto per leggere la ricetta originale.