La lotta senza quartiere e spesso senza senso tra carnivori e vegani ormai si è spostata da questioni etiche e di principio a questioni linguistiche.
Si è spenta da poco la polemica per il formaggio vegano di Saintsbury’s, la terza catena di supermercati del Regno Unito, prodotto anziché con il latte, con il cocco, cosa che ha provocato la reazione indignata di una signora che su Facebook ha scritto “don’t call it cheese, call it Gary!”, “non chiamatelo formaggio, chiamatelo Gary” (qui), provocazione accolta dai vegani con grandissima ironia, tanto che Saintsbury’s stesso ha deciso di seguire il consiglio della signora e ha iniziato a chiamare il nuovo formaggio vegano Gary (qui).
Passata una polemica, ecco che immediatamente se ne accende un’altra, questa volta per mano del ministro dell’alimentazione e dell’agricoltura (Ernährungsminister) tedesco Christian Schmidt. Schmit non si è limitato all’invettiva, vuole portare avanti una proposta di legge che proibisca ai vegani di chiamare i loro prodotti senza carne con nomi tipici di prodotti con la carne (qui). Lasciando a chi di dovere la parte politica della questione, mi concentrerò sulla parte linguistica. Dal punto di vista linguistico è molto interessante vedere come sono stati trattati i nomi dei prodotti “incriminati” sui giornali inglesi, americani e italiani, rispetto al discorso originale tedesco. Nei giornali tedeschi il ministro parla di Schnitzel, la fettina o cotoletta, e di Currywurst, würstel tipico tedesco con salsa al curry, ovvero fa riferimento a due piatti tipici della tradizione culinaria del suo paese.
La notizia viene riportata da USA Today con i nomi dei prodotti citati dal ministro, in inglese, curry sausage, o mantenendo il nome originale, schnitzel (qui). Anche il Telegraph e il Guardian mantengono le diciture schnitzel e sausage (qui e qui).
Solo in italiano la Schnitzel e il Currywürst si trasformano in hamburger (qui e qui), commettendo un doppio errore. I prodotti vegani, si vede benissimo anche nell’immagine degli articoli, non parlano mai di hamburger, bensì di burger, ed è sufficiente andare a cercare il significato di burger su un dizionario di inglese, il Cambridge Dictionary ad esempio, per vedere che il burger non è necessariamente di carne: “meat or other food pressed into a round, flat shape and fried”.
In attesa della prossima disputa fra vegani e carnivori, mi faccio, e vi faccio, una domanda: in un panorama dove è possibile fare il formaggio senza usare latte (qui) e il cioccolato con grassi alternativi al burro di cacao (qui), quale problema rappresentano i burger senza carne?